Caro Diario,
al secondo piano di un Tribunale che fatica a riprendere il ritmo ordinario, incontro l’amico nonché duplice collega (avvocato e consigliere) Francesco Rubini. Francesco è il consigliere di Altra Idea di città, lista civica di sinistra che ha il merito di unire molte variegate anime del panorama politico più critico e radicale (in senso buono) della città. A dispetto della sua giovane età, è già alla seconda candidatura da sindaco e alla terza esperienza in consiglio. Oltre dieci anni nei quali non può essere certo tacciato di aver avuto qualche responsabilità nelle precedenti amministrazioni, essendo stato all’opposizione non solo delle destre ma anche della coalizione di centro-sinistra che ha retto l’amministrazione Mancinelli. Quale migliore occasione per fargli qualche domanda su questo anno abbondante passato assieme tra i banchi dell’opposizione.
Francesco, da quello che senti e vedi in città, secondo te l’idillio di Ancona con Silvetti c’è ancora o è finito?
«Ammesso che idillio ci sia mai stato, sicuramente le fanfare della campagna elettorale sono finite. Alle roboanti promesse è seguita la dura realtà di amministrare una città con mille problemi, dentro un quadro politico e di bilancio che vede tutte le amministrazioni comunali in notevole difficoltà. Di certo c’è che la grande Ancona è molto distante dall’essere realizzata e gli anconetani aspettano risposte certe e tangibili».

Se dovessi indicare due sole cose, la peggiore e la migliore fatte da questa giunta, che cosa mi diresti?
«La peggiore senz’altro la svolta securitaria in tema di ordine pubblico e decoro: ordinanze violente contro i più sfortunati e armamento della polizia locale sono le due iniziative peggiori. Penso invece si sia fatto bene con la riapertura dell’anfiteatro romano e con il lancio dell’arena sul mare, seppure in un contesto culturale che vede un preoccupante rischio di desertificazione».

E invece com’è la vita all’opposizione gomito a gomito col Pd e gli altri? Stavi meglio sulle barricate con Berardinelli e Tombolini?
«Dico sempre che la destra è il principale avversario politico, sotto tutti i punti di vista. Meglio senz’altro quindi sedere al fianco del centrosinistra anche se, come noto, vi sono da anni profonde differenze. Occorre però tentare di sfruttare questa comune fase di opposizione per ricercare temi e battaglie comuni».

Si fa un gran parlare di campi larghi e larghissimi. Nei territori il discorso forse è più facile. Secondo te che cosa serve per avere una e una sola alleanza contro le destre alle prossime elezioni?
«Serve innanzitutto discontinuità e chiarezza. Il Pd e il centrosinistra locale debbono abbandonare il mancinellismo, sul piano del merito e del metodo , e rimettere mano ad un’agenda politica radicalmente progressista.
Due temi per essere pratici: area marina protetta e reinternalizzazione progressiva dei servizi pubblici. Serve poi una nuova classe dirigente che non guardi alla politica come strumento di affermazione personale, ma come mezzo per trasformare in meglio la vita delle persone».

Dai facciamo i pierini. Diamo delle pagelle. Bertini? Zinni? Eliantonio? Battino?
«Bertini: NC, non classificata. Zinni: 4, sfrontato e quasi pericoloso. Eliantonio: 7, sui grandi eventi sta giocando la sua partita. Battino: 5, troppo presto per un ruolo così difficile».

Non ti sei stufato di stare all’opposizione?
«È chiaro che fare opposizione, peraltro in un sistema politico ed istituzionale che fa dei consigli comunali dei passa carte della giunta, alla lunga è sfibrante. È altrettanto vero però che il governo non è mai un fine, ma un mezzo.
È mia intenzione continuare quindi ad impegnarmi per trasformare questa città senza però mai rinunciare a trasparenza e coerenza, così come ho sempre fatto in questi anni di lavoro per la mia città.