Nelle quattro precedenti puntate del viaggio nella sanità cittadina con Claudio Maffei, abbiamo parlato nell’ordine: di Ancona che “perde” i suoi ospedali che vengono portati fuori della città, della Casa della Comunità che nascerà al vecchio Umberto I, dell’evoluzione dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria “di Ancona” diventata “delle Marche” e delle prospettive che riguardano l’INRCA, un’altra “istituzione ” sanitaria della città in cui si intrecciano una componente assistenziale e una di ricerca. C’è una nuova puntata, nella quale ci soffermiamo sul concetto di “città sana”.
Cosa voglia dire essere (o provare a essere) “città sana” lo troviamo in un “manifesto per l’impegno sulla salute nelle città come bene comune” la cui stesura e revisione è stata realizzata di recente grazie al contribuito di oltre 200 esperti e 36 tra Istituzioni, enti, università, società scientifiche, associazioni pubbliche e private tra cui l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. Questo documento aggiorna un precedente documento del 2016, aggiornamento reso necessario dalla esperienza della pandemia. Diciamo subito che Ancona, e questo è un merito della attuale Amministrazione, fa già parte della Rete Italiana Città Sane – OMS e anzi ha organizzato lo scorso 9 e 10 giugno 2022 il XIX Meeting nazionale di questa rete dal titolo “La salute tra esperienza e innovazione: dalle buone pratiche alle nuove sfide”. Del resto Emma Capogrossi, attuale assessore alle Politiche sociali e Sanità, è il presidente della Rete italiana Città Sane.
Vediamo di capire che cosa si intende per città sana, healthy city, secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della sanità). Una città sana è conscia dell’importanza della salute come bene collettivo e di conseguenza mette in atto delle politiche chiare per tutelarla e migliorarla. La salute da bene individuale diventa bene comune che come tale diventa un obiettivo dei cittadini, dei sindaci e degli amministratori locali, che devono proporsi come garanti di una sanità equa, in cui la salute della collettività è considerata più come investimento e come risorsa che come un costo.
Il Manifesto di recentissima approvazione citato prima delinea dieci punti chiave che possono guidare le città a studiare ed approfondire i determinanti della salute nei propri contesti e a fare leva su di essi per escogitare strategie per migliorare gli stili di vita e lo stato di salute dei cittadini, ovvero:
1) ogni cittadino ha diritto a una vita sana ed integrata nel proprio contesto urbano. Bisogna rendere la salute il fulcro di tutte le politiche urbane;
2) assicurare un alto livello di alfabetizzazione e di accessibilità all’informazione sanitaria per tutti i cittadini e inserire l’educazione sanitaria in tutti i programmi scolastici con particolare riferimento ai rischi per la salute nel contesto urbano;
3) incoraggiare stili di vita sani nei luoghi di lavoro, nelle comunità e nei contesti familiari;
4) promuovere una cultura alimentare e la lotta alla povertà alimentare;
5) ampliare e migliorare l’accesso alle pratiche sportive e motorie per tutti i cittadini, favorendo lo sviluppo psicofisico dei giovani e l’invecchiamento attivo;
6) sviluppare politiche locali di trasporto urbano orientate alla sostenibilità ambientale e alla creazione di una vita salutare;
7) creare iniziative locali per promuovere l’adesione dei cittadini ai programmi di prevenzione primaria, con particolare riferimento alle malattie croniche, trasmissibili e non trasmissibili;
8) intervenire per prevenire e contenere l’impatto delle malattie trasmissibili infettive e diffusive, promuovendo e incentivando i piani di vaccinazione, le profilassi e la capacità di reazione delle istituzioni coinvolte con la collaborazione dei cittadini;
9) considerare la salute delle fasce più deboli e a rischio quale priorità per l’inclusione sociale nel contesto urbano;
10) studiare e monitorare a livello urbano i determinanti della salute dei cittadini attraverso una forte alleanza tra Comuni, Università, Aziende Sanitarie, centri di ricerca, industria e professionisti.
Ancona, come già detto, è impegnata attivamente in una politica cittadina in questa direzione. Nelle pagine del sito del Comune dedicate alla Rete Città Sane si trovano tutte le iniziative promosse in tale ambito a testimonianza della vitalità di questa attenzione. C’è però ovviamente ancora molto da fare. Faccio qualche esempio (tre) che potrebbero aiutare questo percorso di ulteriore miglioramento. Il primo esempio riguarda il tema della comunicazione, mentre gli altri due riguardano specifici temi di salute.
Il primo punto sulla comunicazione parte dal tema dell’inquinamento dell’aria. Questo è diventato centrale nel dibattito anche politico nella città. I livelli di alcuni inquinanti è più alto in Ancona non di quelli previsti dalla norma, ma di quelli previsti come “sicuri” dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, con un conseguente importante impatto in termini di “decessi anticipati” in persone con malattia cronica. Di fronte a questa problematica il Comune si è posto in maniera difensiva senza, per quello che mi consta, fare due iniziative di tipo comunicativo che potevano farlo uscire dall’angolo in cui lo hanno messo i dati e le “accuse” motivate che vengono da gruppi attenti alle problematiche ambientali e da singoli cittadini esperti. La prima è comunicare con i cittadini in modo da far emergere che gli studi alla base della stima di questi rischi il Comune li ha economicamente sostenuti, li ha resi disponibili nel sito “Ancona respira” dedicato al Progetto Inquinamento Ambientale e intende utilizzarli nelle proprie scelte di governo. La seconda riguarda la comunicazione istituzionale. Sembra che la vicenda dell’inquinamento atmosferico di Ancona sia una questione del tipo “il Sindaco e la sua amministrazione contro tutti”, quando è evidente che la complessità del tema richiede il coinvolgimento degli altri Enti istituzionalmente competenti e soprattutto dotati di quelle risorse professionali necessarie ad analizzare una criticità di tipo ambientale nei suoi riflessi sulla salute dei cittadini. Si tratta allora di mettere il Sindaco e l’Amministrazione in condizione di prendere i provvedimenti necessari o comunque opportuni con il supporto di quanti sono capaci di valutare e monitorare i dati ambientali, e cioè l’ARPAM (Agenzia Regionale per l’Ambiente delle Marche), e di incrociarli con l’analisi dei dati sanitari, e cioè sia l’Azienda Sanitaria Territoriale (AST) prima Azienda Sanitaria Unica Regionale che l’ARPAM che la Agenzia Sanitaria Regionale (ARS). Per cui andava (e va) subito stabilita una relazione istituzionale coi tre enti (Regione con l’ARS , AST e ARPAM) per procedere a questa valutazione integrata e alla messa a regime di un sistema di monitoraggio e di gestione continuo del problema perché uno studio una tantum non ha senso.
Quanto ai due nuovi temi di salute da affrontare in una logica da città sana, il primo è quello di rendere Ancona una comunità amica delle persone con demenza. La demenza è un enorme problema sia per le persone che ne sono affette che per le persone che le supportano. Ancona ha anche come risorsa l’INRCA che sui temi dell’invecchiamento fa ricerca e non solo assistenza. Perché non promuovere allora un progetto che la adatti ad essere una città dementia friendly, per dirla ancora una volta in inglese? Per capire cosa voglia dire questa espressione basta fare riferimento alla figura (vedi) presa dal sito Dementia Friendly Italia, una iniziativa della Federazione Alzheimer Italia. Di recente è stata fatta una mozione per impegnare in questo senso la Amministrazione Comunale e quindi ci sono tutte le premesse per partire.

Il secondo tema di salute parte da una annotazione su cosa non è una città sana: non è una città che in occasioni straordinarie offre esami e visite gratuite ai cittadini. Questa è al massimo beneficienza istituzionale e le istituzioni non fanno beneficienza una tantum, ma danno una risposta tutti i giorni. E in questo senso sarebbe straordinario se il Comune coordinasse una iniziativa per mettere in rete e potenziare gli ambulatori solidali, quelli che assistono gratuitamente i cittadini in difficoltà.
Insomma, per rendere Ancona una città sana c’è ancora tanto da fare.

Claudio Maffei
Medico in pensione con una lunga esperienza di Direzione Sanitaria dopo un decennio di lavoro all’Università.
Si occupa tuttora di politica sanitaria su cui pubblica contributi in varie testate nazionali e regionali.
Ama la sua città e vorrebbe contribuire a migliorarla.