Diciotto bandiere sventolano sui cieli delle Marche, sono quelle della Fiab che testimoniano la buona volontà dei comuni di attuare azioni in favore di biciclette e altri utenti deboli della strada.

Ne dava notizia la scorsa settimana il Corriere Adriatico: “Ecco le bandiere gialle per i 18 comuni ciclabili”. All’interno dell’articolo si parla di “riconoscimento” di “comuni bike friendly” di “vessillo ottenuto”, ma proseguendo nel testo si fa maggiore chiarezza: “La candidatura alla bandiera gialla (…) testimonia che il Comune ha deciso di intraprendere un percorso volto a migliorare la mobilità sostenibile. E quindi, come per gli alberghi che si prendono da una a cinque stelle, i comuni ottengono un punteggio a seconda dello stato di avanzamento del percorso verso la ciclabilità”

A differenza della più nota bandiera blu (l’Eco-Label della FEE assegnata alle località turistiche che rispettano determinati requisiti in tema di sostenibilità) la bandiera gialla non rappresenta un premio a chi già si dimostra virtuoso, ma segnala che un Comune ha deciso di provarci. Ce lo spiega ancora meglio Enrico Tosi, coordinatore regionale della Fiab: «Il comune che si candida alla bandiera gialla decide di farsi misurare la febbre da noi e sulla base di vari parametri stabiliti in collaborazione con istituzioni quali l’Inu, la Sapienza e tanti altri, prescriviamo le medicine necessarie. Chi è bravo e prende le medicine guarisce, chi non le prende continua a stare male».

Le stelline nel caso della Fiab si chiamano “bike smile” e misurano la qualità del lavoro svolto, c’è chi ne ha 5 come Pesaro, chi ne ha 4 come Fano, chi ne ha 2 come Jesi o San Benedetto, chi ne ha una sola, il minimo, come Ancona. Che a 4 anni dal suo ingresso nel circuito delle bandiere gialle è ancora ferma al palo. Solo perchè più di così non si può scendere, altrimenti la decisione di cancellare la pista ciclabile degli Archi senza prima prevedere un’alternativa certa, forse avrebbe spento del tutto il sorriso della Fiab.

Il 5 luglio a Porto Sant’Elpidio si svolgerà la cerimonia ufficiale per la consegna dei vessilli e con l’occasione i sindaci (tutti invitati a partecipare) riceveranno anche le raccomandazioni della Fiab su come migliorare le proprie performance.

La bandiera gialla non è solo questione di stendere chilometri di piste ciclabili. Entrano in gioco la presenza di aree verdi, la sicurezza di strade e marciapiedi, la determinazione a diminuire parcheggi per le auto e abbassare i limiti di velocità. C’è poi un grosso lavoro da fare per quanto riguarda la comunicazione e la sensibilizzazione dei cittadini. Ci sono dei comuni che migliorano anno dopo anno le loro performance senza creare piste ciclabili, ma rendendo più sicure le strade e più facile la vita per chi vuole lasciare l’auto in garage.

Nelle Marche Pesaro è di gran lunga la città più virtuosa, l’unica a vantare il punteggio pieno nella graduatoria Fiab, la Bicipolitana è un progetto che in Italia tutti guardano. Il modello a cui aspirare per la Fiab è Bologna, il sogno è rovesciare il paradigma: le strade del centro sono degli utenti deboli e le auto si devono adeguare.
Ma guai a pensare che piste ciclabili e mobilità sostenibile siano temi appannaggio di una sola parte politica.
«La bicicletta non è né di destra né di sinistra -precisa Tosi. Quest’anno ad esempio abbiamo accolto con grande soddisfazione nel nostro “club” due città marchigiane importanti come Ascoli Piceno e Fermo. La stessa Fano, che di recente è passata al centrodestra, sono certo che non abbandonerà i risultati raggiunti in tema di mobilità sostenibile e anzi continuerà ad investirci. Perché chi sperimenta certi miglioramenti poi non torna indietro».

Enrico Tosi, coordinatore Fiab Marche

Eppure in molte città le cose, per quanto lentamente, stanno cambiando: «Se non ci pensa la salute -dice Tosi- ci penserà l’economia a convincerci. Mantenere un’auto, tra ammortamento, assicurazione, benzina, bollo, guasti e parcheggi, ci costa almeno 500 euro al mese, un salasso di cui spesso non ci rendiamo conto. Così come non ci rendiamo conto dei benefici che possono derivare da una rete ciclabile ben organizzata, anche dal punto di vista del turismo. Da tutta Europa in tanti vorrebbero visitare l’Italia centro-meridionale in bici, ma arrivano al massimo in Trentino perché il resto non è ancora attrezzato. Chi però ha cominciato ad investire nello slow tourism, come ad esempio l’Abruzzo, già ne vede i primi risultati».

E alla lunga, secondo Tosi, la bicicletta premia anche in fatto di consenso politico: «La prima cosa che ha fatto la sindaca di Parigi Hidalgo è stata cancellare stalli per le auto. Dicevano che i parigini gliel’avrebbero fatta pagare, invece l’hanno confermata. E i bolognesi sapranno apprezzare e premiare il coraggio e la visione di Lepore. Perchè alla fine chi strilla sui social produce solo tanto rumore. La  maggior parte delle persone invece guarda con i propri occhi e sa giudicare per quel che vede».

 

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In copertina biciclette radunate alla stazione per l’inaugurazione della ciclovia del Conero. Foto presa dalla pagina Facebook di Fiab Ancona Conero