Caro Diario,
in attesa che riprendano i lavori del Consiglio (ci attende un autunno piuttosto intenso dai banchi dell’opposizione) ti dico la mia sull’estate culturale appena trascorsa in un’Ancona soffocata da afa, mucillaggini e dalle preoccupazioni per il futuro del mosciolo.
Tra la chiusura di una ciclabile e lo stucchevole giochino (sempre uguale a sé stesso) dei titoloni di giornali che celebrano per dovere d’ufficio un’ordinaria festa del mare, è sotto gli occhi di tutti l’assoluto vuoto pneumatico di programmazione in cui il capoluogo è caduto.
Se non fosse per la testardaggine di alcuni operatori che continuano, a dispetto dei santi, a portare avanti manifestazioni ed eventi di qualità ormai decennali, saremmo abbandonati alla pochezza di idee e proposte tipica del più triste panorama di provincia.
La giusta intuizione di riaprire l’Anfiteatro agli eventi (pochi) non compensa minimamente la scellerata scelta di cancellare la Mole Vanvitelliana dall’immaginario culturale della città lasciando sulle sole, ma fortunatamente solide, spalle dell’ARCI e dei suoi volontari, il compito di animarla con le attività del cinema e del Lazzabaretto.
L’improvvisata Arena del Mare, allestimento non banale e assai costoso, ha dato casa per sole tre serate ad un UlisseFest sproporzionatamente salato per i conti pubblici, per poi inabissarsi in silenzio nelle acque chete del porto.
Il Nonassessorato alla Cultura è riuscito nel non facile compito di depennare dall’orizzonte ogni attività espositiva degna di un capoluogo dopo essersi ridicolizzato con le mirabolanti finte mostre di Sgarbi (e, se tanto mi dà tanto, stessa sorte toccherà al museo del mare di Dante Ferretti).
Il soccorso del Sindaco e del fido Eliantonio non ha garantito altro che l’acquisto a caro prezzo di “manifestazioni di giro” come PopSophia e UlisseFest in cerca del miglior offerente (e si sa che quando sei con l’acqua alla gola paghi più degli altri) a fronte della perdita di festival che (a prescindere dai gusti) avevano un’oggettiva caratura nazionale come Spilla, La mia generazione, Kum.

Praticamente inesistente, di fatto, ogni animazione diffusa in città, anche di piccole dimensioni (piccoli concerti, musica di strada, attività per bambini, feste di piazza) ma comunque preziose per vivacizzare quartieri e frazioni, e per trascinare le persone fuori dalle roventi abitazioni.
La sbandierata volontà di allestire tutta la città con palchi e strutture per liberarsi una volta per tutte dal tanto odiato molecentrismo ha prodotto come risultato la più totale desolazione. Quest’estate perfino il parco di Posatora è rimasto orfano di quella programmazione che prima coinvolgeva associazioni e realtà amatoriali.
Alla fine dei conti l’estate è stata tenuta in piedi da quei pochi e testardi operatori di cui si diceva, quelli additati ad inizio consiliatura di essere espressione di una cultura di sinistra da debellare (ricordate le parole del buon Ciccioli?) senza che sia emerso nulla di nuovo o minimamente interessante.
Non al bar ma in consiglio comunale ho più volte detto che la nonassessora alla cultura dovrebbe dimettersi per il bene della città. Quest’estate ha dimostrato, se ce ne fosse bisogno, che il limite è stato raggiunto e sta al Sindaco battere un colpo e destituirla (certo per impegni personali sopraggiunti, ça va sans dire…) o l’autorevolezza e capacità di governo di questa giunta -già di suo abbastanza fragile- ne risentirebbe ancor di più.