di Francesca Gironi

 

C’è qualcuno di voi che non ha mai assistito a un poetry slam?
Con questa domanda di rito l’Emcee (Master of Ceremony) introduce al pubblico le regole del poetry slam: massimo 3 minuti, testi scritti di proprio pugno, solo corpo e voce. Il poetry slam nasce nel 1987 grazie a Marc Kelly Smith, poeta operaio e Slam Papi, che propose questo format al Green Mill Cocktail Lounge, un Jazz club di Chicago, per coinvolgere il pubblico durante i reading di poesia attraverso il meccanismo della giuria popolare: cinque giurati scelti a caso nel pubblico. Approda in Italia grazie a Lello Voce, -poeta fondatore della rivista Baldus e del Gruppo ‘93- che organizza il primo poetry slam nel 2001 all’interno del Festival Romapoesia. Nel 2013 viene fondata la LIPS, Lega Italiana Poetry Slam, per coordinare le scene regionali e i collettivi in Italia. Ho incontrato il poetry slam nel 2014 ad Ancona nell’ambito del Festival di poesia La Punta della Lingua, organizzato da Nie Wiem, uno dei pochi festival in Italia che non rinuncia alla dimensione performativa della poesia. Rimasi molto colpita dall’attitudine performativa dei poetə e dalla loro capacità di coinvolgere il pubblico. Lo stesso anno partecipai all’International Poetry Slam di Trieste classificandomi ultima (!) e da allora non ho mai smesso di partecipare e organizzarne. Insieme a Luigi Socci, poeta e direttore artistico del suddetto Festival, coordiniamo la scena Marche-Umbria e organizziamo le finali regionali. Sì, perché come per le gare sportive esistono i campionati nazionali, europei e la Coppa del Mondo. Intorno al poetry slam negli ultimi anni è nata una scena molto vivace che non si limita allo slam ma che promuove i tour dei poetə in Italia e all’estero e si è creato un movimento intorno alla poesia performativa. Alcuni la amano, altri la detestano. Ogni poetry slam è un’esperienza a parte, tante sono le variabili che concorrono alla creazione di uno spettacolo bellissimo o tremendo (lo stile di conduzione, la bravura dell’Emcee e quella dei poetə in gara, la partecipazione del pubblico) ma di certo lo slam realizza l’intento di chi ha ideato il format, quello di creare una comunità intorno alla poesia.

The points are not the point; the point is poetry.
Con questo mantra in mente, attribuito allo slammaster Allan Wolf, organizziamo poetry slam anche ad Ancona. Luigi Socci e Nie Wiem sono stati tra i primi nelle Marche, dedicando uno spazio agli ospiti internazionali, offrendo al pubblico diversi stili di conduzione, invitando Emcee da tutta Italia, portando lo slam a scuola e nelle carceri. Il pubblico, anche quello meno avvezzo alla poesia, partecipa allo slam con lo stesso entusiasmo con cui va a una festa o a un concerto, ci tiene a far notare che non ha vinto chi meritava di vincere, come se davvero quella vittoria fosse importante. L’unica vittoria è la performance totale perché solo grazie alla partecipazione di tutti gli attori, poetə, Emcee, pubblico, questo gioco della poesia può rinnovarsi ogni volta. Nello slam tutti fanno tutto. I poetə a volte partecipano, a volte presentano, sono special guest, dj, notai di gara, e organizzatori. La difficoltà più grande, soprattutto ad Ancona, è quella di trovare locali che siano disposti a pagare i rimborsi per permetterci di invitare performer da tutta Italia e far crescere la scena locale. Nell’ultimo anno in diversi hanno contribuito alla crescita della nostra piccola scena umbro-marchigiana, organizzando in altre province o contesti: Eugenio Griffoni alla Casa delle Culture di Ancona, io e Luigi Socci a Hemingway Café Jesi, Nie Wiem nelle carceri di Montacuto e Barcaglione, Lorenzo Allegrini a Fabriano, Lorenzo Mura a Urbino, Matteo Poloni a Terni e Perugia. Lo slam è il luogo di ibridazione per eccellenza, a cui partecipano poetə, attori, stand up comedian, rapper, performer, ma è anche il luogo in cui chi ha una poesia nel cassetto trova il coraggio di dirla ad alta voce.