Quando Gabriele Battistoni ed Elisabetta Pincini decisero di aprire il loro primo locale al Piano, ormai qualche anno fa, le perplessità di parenti e amici non furono poche. In uno di quei corsi per aspiranti ristoratori il loro caso veniva preso come esempio di come non si apre un’attività commerciale: un ristorante solo vegano e vegetariano, in una città piccola come Ancona, per di più a tema bicicletta (e cus’è Pesaro?) per di più in un quartiere periferico e degradato come Piano San Lazzaro… la sentenza era praticamente già scritta. Inutile dire che la storia ha poi dato ragione a Betta e Gabriele, il loro Zucchero a Velò è ormai stabilmente tra i ristoranti più apprezzati e amati della città, in breve tempo è diventato un punto di riferimento nazionale nella ristorazione vegetariana e vegana, l’atmosfera rilassata che vi si respira lo elegge a luogo del cuore per tante persone. Il quartiere non solo non è stato un ostacolo, ma anzi rappresenta uno degli ingredienti del successo. Gabriele Battistoni non si tira indietro quando si tratta di organizzare iniziative per dare luce e vita al Piano, o quando si tratta di difenderlo da accuse spesso ingiuste, esagerate, disinformate. Anche di recente, su un quotidiano, ha dichiarato che al Piano servirebbero «poche essenziali cose per contrastare il degrado e riportare il decoro». Lo siamo andati a trovare per farci dare la sua ricetta.
«Io sono solo un imprenditore -premette Gabriele- faccio il mio lavoro e non pretendo di avere risposte facili per temi complessi, penso però che a volte basterebbe davvero poco per attivare un cambiamento. Ad esempio una maggiore presenza di chi si occupa della pulizia. Se ci sono montagne di rifiuti, non solo negli angoli più bui e nascosti, ma anche a ridosso di piazze affollate e trafficate, la percezione non può che essere negativa. Cominciamo da cose semplici, mettiamo più cassonetti e cestini in giro, mettiamo dei bagni pubblici decenti. Vero che la responsabilità è anche nostra che qui viviamo e lavoriamo, i commercianti che giustamente chiedono decoro sono i primi a doversi impegnare per la pulizia del proprio spazio. Ma abbiamo bisogno di sentire la presenza delle istituzioni».
Quindi pulizia. Poi?
«Poi vedo solo divieti dappertutto, a volte esagerati, che servono a tenere buoni quelli che si lamentano. Prendi il divieto di legare le bici ai pali della luce. Bene, ma che dire di tutte le auto e gli scooter sui marciapiedi? Non sono forse anche quelli elementi di degrado? I divieti devono valere per tutti e c’è bisogno di maggiori controlli per far sì che siano rispettati. Prendi l’ordinanza che vieta di andare in giro con gli alcolici. C’è in tutta la città, ma al Piano è valida h24. Questa la risposta che danno le istituzioni, peccato che poi nessuno controlla e dunque molti se ne infischiano. E poi, oltre ai divieti, servono anche gli incentivi. Ad esempio, se non vuoi che lego la bici al palo, metti una rastrelliera. Se vuoi attirare giovani, magari italiani, crea le condizioni per attirarli. Cercando anche di essere un po’ più tolleranti, in fondo un po’ di movimento e un po’ di rumore non sono una catastrofe».
Il Piano andrebbe svecchiato?
«È necessario. Si vede anche nelle altre città come la presenza di giovani, sia tra gli abitanti che tra chi avvia un’attività, sia un toccasana per il quartiere, anche in fatto di integrazione e convivenza. Serve però uno stimolo, politiche sugli affitti, gli strumenti ci sono»
Intanto chiude un altro storico negozio del Piano, lo Zibaldone. Il proprietario, intervistato dai giornali, ha dichiarato di non riconoscersi più in questo quartiere.
«Se un signore di 65 anni, che è nato e vissuto al Piano, mi dice di non riconoscere più il suo quartiere, ci credo e lo rispetto. Ma questa cosa non è successa all’improvviso. Sono anni e anni che il Piano è cambiato, gli anconetani sono andati via, sono arrivati nuovi abitanti da tutto il mondo. Purtroppo mancano punti di contatto, quindi non ci si incontra e non ci si conosce. Poi si sa che dalla diffidenza nasce la paura ed ecco la percezione di pericolo»
Il piano è un quartiere pericoloso?
«La verità: il Piano ha sicuramente problemi e criticità, ma non è il Bronx. Chi ci vive e chi lo vive, lo sa».
Un buon veicolo di aggregazione potrebbe essere rappresentato dagli eventi. I pochi grandi eventi che si organizzano nel quartiere difficilmente si ripetono, nonostante l’alta partecipazione: pensiamo alla Notte Bianca del Piano, il Primo Piano Fest, il Gran Mercato del Pià, i sabati del Piano…
«Mi pare che sul tema degli eventi anche il resto della città non se la passa così bene. Ma sai cosa ti dico? Secondo me è proprio la logica dell’evento che non va. La parola in sé denota eccezionalità. Questo quartiere invece ha bisogno di normalità, di continuità. Iniziative anche piccole, ma che diventano abitudini capaci di trasformare la percezione, di cambiare l’orizzonte, di dimostrare che anche qui è possibile fare cose belle. Sai benissimo che è questo il motivo per cui ho aperto qui Zucchero a Velò»
Da questo punto di vista ci possiamo aspettare tanto dal nuovo mercato.
«Vero, il mercato può essere il grande evento del Piano, ma quel che vedo oggi mi preoccupa un po’. Intanto i lavori hanno ulteriormente aggravato il traffico e il parcheggio selvaggio, gli spazi per gli ambulanti continuano a ridursi, c’è grande confusione e di conseguenza malcontento. E poi, il nuovo mercato deve essere occasione per un ripensamento generale della viabilità, per affrontare problemi che da tempo attendono soluzioni, insomma per decidere finalmente di occuparsi anche del Piano. Che, non dimentichiamolo, è un quartiere importante, popoloso, ben servito, attaccato alla stazione, ricco di presidi sanitari necessari a tutta la città, insomma non è l’ultima delle periferie. Quindi merita attenzione, merita ascolto, merita di non restare solo».
Matteo Belluti
Matteo Belluti si occupa di comunicazione e scrittura creativa per conto di enti, aziende e associazioni.
Veglia su Ancona Rivista a Colori sin dal suo primo vagito.