Molti si chiedono se il consiglio comunale oggi sia davvero l’Istituzione più importante di una città, l’assemblea rappresentativa dei cittadini, dove si indirizza e controlla l’azione politico-amministrativa del Comune o se, dalla riforma del sistema elettorale in poi, si sia ridotto ad un mero luogo di ratifica delle scelte e degli indirizzi di chi comanda, privo di autonomia e ruolo, svuotato di poteri effettivi.
Proverò a dire la mia, raccontando sul diario ogni venerdì cosa lì accade, quali argomenti vengono trattati, quali sono i riti, le curiosità che lo popolano e che cosa succede nelle commissioni tematiche che si riuniscono per approfondire atti e proposte.

Caro diario,
niente Consiglio Comunale questi giorni, ma cosa credi, “non stiam mica lì a pettinar le bambole”.
In vista dell’appuntamento del 14 e 15 maggio prossimi, quando arriverà in aula l’approvazione del rendiconto dell’esercizio finanziario 2023, sono in corso i lavori della commissione bilancio proprio per approfondire il tema.
E di questo vorrei parlarti.
Perché considerare l’approvazione del bilancio consuntivo di un Comune come un mero passaggio ragionieristico è un errore che molti fanno.
Quella roba lì, invece, è la fotografia dei comportamenti gestionali dei vari servizi comunali e ci aiuta a capire come l’amministrazione può (o potrebbe) muoversi nella gestione delle proprie risorse tra le maglie rigide della contabilità pubblica. Il che tradotto significa quanti servizi riesci a dare ai cittadini e di che qualità sono.

Perché, come è evidente a tutti, osservando le chiare difficoltà in cui versa la giunta al governo della nostra città, lo scarto tra quello che si vorrebbe fare (e che improvvidamente si annuncia di apprestarsi a fare) e quello che invece le risorse a disposizione ti consentono di fare è enorme.
Soprattutto da quando, con la grande riforma della contabilità degli enti territoriali del 2015, le cose sono cambiate assai.
Prima ci pensava babbo Stato a coprire un po’ tutto e i comuni facevano mutui come se non ci fosse un domani, mettevano in entrata tutti i crediti che avevano (anche quelli che mai sarebbero stati incassati, multe, imposte di vario tipo etc..) e via così.
Poi è cambiato il mondo e le amministrazioni sono state costrette a “pulire” i propri bilanci da tutte quelle entrate ormai inesigibili e ad accantonare annualmente ingenti fondi per coprire i rischi che derivano dal mancato incasso di crediti, dal contenzioso legale ed altro. Un carico che ha gravato all’epoca sul comune di Ancona per circa 45 milioni di euro (che lo Stato ha consentito di spalmare negli anni successivi) e che continua a pesare moltissimo sulle finanze cittadine.
E ci apprestiamo ad una nuova importante riforma imposta dal PNRR che vedrà la luce nel 2027.

Nel mezzo stiamo vivendo pure la tempesta perfetta: ritorno del patto di stabilità, taglio dei trasferimenti da parte dello Stato (altro che filiera!), fine dei contributi straordinari (covid e crisi energetica), aumento dei tassi di interesse e dunque delle rate dei mutui, aumento del costo energetico, aumento del costo del personale, aumento dell’inflazione che incide sui costi dei beni e dei servizi.
Insomma un bel disastro.
Difronte a questo la strada è solo una: smettere di fare annunci e promesse ai cittadini che non potranno essere mantenute e affrontare una riorganizzazione seria della struttura di gestione delle finanze comunali, da anni sotto organico, per renderla pronta alla sfida che abbiamo di fronte.
È l’investimento in risorse umane qualificate più strategico, importante e necessario che deve essere oggi fatto. Proprio perché quel servizio li non è chiamato solo a far di conto, ma ad affiancare il decisore politico per la sfida prima e più importante: mettere in atto un piano di efficientamento serio che punti ad individuare nuove risorse e finanziamenti in entrata ed una revisione della spesa in uscita. Per farlo servono competenze e struttura. Quella che abbiamo ora in servizio ad Ancona è altamente qualificata (quasi incline al martirio per la passione ed il tempo dedicati al lavoro), ma è del tutto insufficiente come numero. Va rafforzata con ulteriori risorse e competenze.

Ecco perché, caro diario, il tema non è affatto ragioneristico, ma tutto politico. Perché la politica questa scelta l’ha da fare. E prima possibile. O continueremo con annunci e false promesse a prendere in giro i cittadini.

 

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Foto di Mediamodifier su Unsplash