In questi giorni il Giro D’Italia è passato nelle Marche. La gara sportiva “più amata dagli italiani” ha da sempre infiammato i cuori degli sportivi, ma nel 1950 oltre alle prodezze dei ciclisti sui pedali fu un altro fatto ad attirare la morbosa curiosità di tanti: la relazione adultera tra il grande campione Fausto Coppi e la “Dama Bianca” Giulia Occhini. Il bel libro “La città in cantiere” di Michele Polverari (Ed. Il Lavoro Editoriale), che ripercorre la storia di Ancona dal dopoguerra ai primi anni Sessanta, racconta anche questa vicenda che per lungo tempo aveva occupato le cronache gossippare dell’Italia del tempo. Grazie alla generosità di autore ed editore riproponiamo qui il passo del libro che ripercorre questo avvenimento e a seguire un “incredibile” articolo della Voce Adriatica, testimone esemplare tanto dello spirito moralista dell’epoca, quanto di un giornalismo decisamente poco attento a questioni come privacy e tutela dei minori.

Nel dopoguerra, il Giro d’Italia passa ripetutamente per Ancona e vi fa tappa nel 1946, nel 1952, nel 1955. Fortissimo è il tifo per Fausto Coppi, il campione leggendario che qui può contare sulla devota amicizia del ciclista Ubaldo Pugnaloni; al di là delle corse, ogni sosta ad Ancona si trasforma in un grande festeggiamento, come alla fine di luglio del ‘48 alla risorta Fiera della Pesca. Quella volta era appena finito il Giro, vinto da Lorenzo Magni, ma con Coppi protagonista assoluto nelle tappe di montagna. Proprio al termine delle Tre Valli Varesine una giovane signora gli aveva chiesto un autografo per suo marito: fu il primo contatto tra Giulia Occhini e Fausto Coppi. La relazione che ne sarebbe nata, divenuta pubblica nel ’54, suscitò un grande scandalo. I tifosi di Fausto accusarono la donna, la “dama bianca”, di compromettere le prestazioni del campione; Pio XII indirizzò alla Occhini una pubblica reprimenda. Coppi e la moglie si separarono consensualmente, mentre la Occhini fu denunciata dal marito per adulterio. Portata inizialmente nel carcere di Alessandria, dopo quattro giorni la donna venne rilasciata con foglio di via e costretta a recarsi in domicilio coatto ad Ancona, a casa di una zia, con obbligo di firma in questura. Coppi venne a sua volta privato del passaporto. La zia anconitana, Dina, coniugata con Carlo Caimmi, residente in via Urbino, aveva già ospitato Giulia in tempo di guerra, dal ’40 al ’45, finché non si era sposata col medico Enrico Locatelli e s’era trasferita in provincia di Varese. Attualmente i Caimmi hanno in custodia la figlioletta della nipote, Loretta, di nove anni (il figlio più piccolo, Maurizio, vive col padre). Il Giro d’Italia s’è concluso da meno di un mese (Coppi s’è piazzato quarto anche se è stato primo, come al solito, tra gli scalatori), quando verso la mezzanotte di una sera di luglio Fausto, a bordo di un’Alfa 2500, conduce Giulia Occhini presso gli zii di Ancona. In città cresce una pruriginosa curiosità; i giornalisti assediano il domicilio di via Urbino. Ma durerà poco. I protagonisti della vicenda, assistiti dal fedele Pugnaloni, riacquisteranno ad Ancona, per quanto possibile, la discrezione desiderata. Il processo celebrato nel marzo del 1955, si conclude con la condanna di Coppi a due mesi di carcere per abbandono del tetto coniugale e di Giulia Occhini, incinta, a tre mesi di reclusione.

 

 

(Dalla Voce Adriatica del 10.7.54)

La voce diffusa ieri che Fausto Coppi e Giulia Locatelli, la “dama bianca”, fossero stati, l’altra notte, nella nostra città, ha trovato conferma nelle dichiarazioni di alcuni testimoni oculari, da noi rintracciati ed interrogati.
Si tratta di alcuni giovani che trovandosi l’altra sera, verso le ore 23,30, nel piazzale dei palazzi delle Ferrovie, che sorgono ad un lato del viale Giordano Bruno, videro fermarsi una macchina “Alfa 2500” da gran turismo targata Alessandria 36504, e discenderne una signora, elegante e slanciata, che indossava una gonna rossa ed una camicetta a scacchi. La donna infilava frettolosamente un portone dell’attigua via Urbino, contrassegnato con il n.4, ed entrava nell’appartamento della famiglia Caimmi. La padrona di casa è una zia della signora Giulia Locatelli e, da tempo, ha in custodia la figlioletta della nipote, Loretta, di nove anni. Fino a circa un mese fa, a quanto si dice nel quartiere di Piano San Lazzaro, la signora Caimmi teneva presso di sé anche il figlio più piccolo della nipote, Maurizio, ma un giorno il padre, il dott. Enrico Locatelli, medico condotto a Varano Borghi, venne a riprenderlo e lo portò via con sé. Come è noto, tra il dott. Locatelli e la moglie è tuttora aperta la controversia per l’assegnazione dei due figli ma sembra che, nel frattempo, sia intervenuto un temporaneo “modus vivendi”, nel senso che il maschio vive con il padre e la femminuccia con la zia materna. Tornando alla visita dell’altra notte, i testimoni oculari ci hanno anche riferito che appena scesa la donna dalla macchina, Fausto Coppi, scorgendo un gruppetto di persone nel piazzale, riaccese il motore e si diresse verso la Stazione ferroviaria, evidentemente per sviare una curiosità indesiderata. Ma i curiosi non si lasciarono ingannare e rimasero sul posto. Infatti, dopo una mezz’ora la lussuosa auto riapparve in via Urbino dopo avere compiuto un largo giro per corso Carlo Alberto, via Scrima e via Osimo, e si fermò a circa cento metri dal portone n. 4. Scese rapido e si diresse verso quel portone tenendo un fazzoletto sul viso come se si volesse soffiare il naso, evidentemente con la speranza di non essere riconosciuto da eventuali passanti. Lo seguiva l’ex-corridore ciclista Ubaldo Pugnaloni, che fu suo gregario ed è rimasto sempre legato al campione da vincoli di amicizia. Pugnaloni riusciva, poco dopo, dalla casa della famiglia Caimmi mentre Coppi e la signora Locatelli si sono intrattenuti fino alle prime luci dell’alba. Un uomo di mezza età, evidentemente una persona di fiducia di Coppi, è rimasto ad attenderli nella macchina dando risposte evasive a qualche curioso che gli rivolgeva domande. All’alba, come abbiamo detto, l’“Alfa” da gran turismo è ripartita per ignota destinazione. Un particolare commovente ci è stato pure riferito: la piccola Loretta è scoppiata in un pianto di gioia quando, l’altra sera, ha appreso che la mamma, la quale aveva preannunciato la sua visita con una telefonata, sarebbe stata a trovarla. La bambina è graziosissima e dimostra molta intelligenza. Sensibile, si deve alle cure della zia se essa non ha risentito, in modo pericoloso, della vicenda che ha cambiato corso alla vita della madre.