Non so voi, ma in questi giorni quando cammino per il Viale e arrivo al semaforo, so che facendo un passo in più e uscendo dalla confortevole ombra delle chiome degli alberi, potrei morire di caldo. In una giornata estiva, l’esposizione diretta al sole può far percepire una temperatura fino a 20 gradi più alta rispetto all’ombra. Un albero opportunamente piantato può abbassare la temperatura interna di un edificio di 18 gradi rispetto a una situazione di piena esposizione solare.

Nell’era dei cambiamenti climatici e dell’aumento delle temperature, il “diritto all’ombra” emerge come un tema cruciale per la salute e il benessere delle comunità urbane. Questo diritto si basa sulla consapevolezza che l’esposizione prolungata al sole può avere gravi conseguenze per la salute umana, soprattutto in città con elevate temperature estive (The Lancet, 2023). Le isole di calore urbane sono causate dalla mancanza di ombra e dalla cementificazione eccessiva. Le evidenze in merito sono molteplici e arrivano da tutto il mondo. Peccato che per la politica questo ancora non sia un tema, quando invece dovrebbe essere una delle priorità da affrontare con immediata prontezza per poterci assicurare la vivibilità dei centri urbani in un futuro molto prossimo. 

Di caldo si muore, letteralmente, e gli Stati più all’avanguardia non solo lo hanno capito, ma hanno anche adottato una seria e ben strutturata Strategia di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, con azioni concrete che stanno già applicando. Un esempio arriva dalla California: a Los Angeles, il cui eccezionale sole è stato storicamente visto come una risorsa e che ora si sta rivelando una minaccia, nel settembre 2022 un’ondata di calore di 10 giorni ha visto un aumento del tasso di mortalità generale del 5%, con 395 decessi in più rispetto al previsto. L’Office of Health Equity del California Department of Public Health in un report del 2023, riporta dati importanti che ci dimostrano come i decessi legati al caldo non siano limitati alle persone anziane (contrariamente alle credenze popolari e a quanto ci raccontano ogni anno i telegiornali nazionali), e che questo tema è strettamente legato anche alle disparità sociali (tema delicato che meriterebbe un discorso a sé). Fatto sta che la California ha investito 404 milioni di dollari per affrontare gli impatti del caldo estremo, con azioni stabilite dall’Extreme Heat Action Plan dello Stato.

Le morti dovute al caldo estremo possono essere prevenute o ridotte attraverso azioni volte a diminuire l’esposizione diretta al sole. Oggi, la sfida è bilanciare la luce solare con la necessità di ombra nelle città. Il diritto all’ombra dovrebbe essere considerato parte integrante della pianificazione urbana, con politiche che promuovano la piantumazione di alberi e la creazione di spazi ombreggiati. Avrete notato tutti che l’ombra creata da tetto in cemento e quella creata dalle chiome di vegetazione non producono la stessa condizione di benessere. Questo perché la vegetazione permette lo scambio di aria, mentre i tetti artificiali no. Le amministrazioni locali devono affrontare questa sfida per garantire città vivibili e sostenibili per tutti. La città di Barcellona, tra i vari esempi di best practice, ha implementato un piano di piantumazione di alberi lungo le strade principali e nei parchi, migliorando la qualità dell’aria, riducendo l’effetto “isola di calore” e fornendo riparo dal caldo ai residenti e ai visitatori, permettendo il vivere la città anche in giornate di caldo estremo.

In Italia la situazione qual è? E ad Ancona?
L’OMS ha proposto una formula, supportata da numerosi studi scientifici, per garantire una “adeguata dose di natura” alle persone: la regola del 3-30-300, ossia 3 alberi tra ogni casa, il 30% di copertura arborea in ogni quartiere, 300 metri di distanza massima da un parco o da uno spazio verde per ogni cittadino. Ma nelle città italiane c’è ancora troppo poco verde e spesso poco curato e molto frammentato. Inoltre, il Governo ha tagliato 110 milioni sui 530 previsti per la riforestazione urbana stanziati dal PNRR e l’attuale modello di espansione urbana non è più sostenibile. Uno degli obiettivi (11.7) dell’ONU per lo sviluppo sostenibile (SGDs) è proprio legato a rendere le città inclusive, sicure, resilienti e sostenibili anche attraverso lo sviluppo e l’accesso a più aree verdi.

Ancona manca di un Regolamento del Verde e non ha un Piano del Verde Urbano (non che non siano mai stati richiesti dalle associazioni ambientali locali!), che dovrebbe indicare dove è carente, dove poter intervenire, che essenze piantare, dove restituire il suolo libero eliminando l’asfalto quando inutile e così via. E questo, chiaramente, riveste il punto di partenza fondamentale per rispettare il Diritto all’Ombra nella nostra città, soprattutto per quanto riguarda il quartiere del Piano, il centro storico, via Torresi, i pochi e sempre più “sfoltiti” viali alberati. Non si può aspettare a lungo, perché più le temperature aumenteranno e più sarà difficile far crescere vegetazione. Bisogna agire ora.

Il Diritto all’Ombra rappresenta una risorsa essenziale per affrontare il cambiamento climatico e creare ambienti urbani più equi e salubri. È tempo di creare spazi urbani verdi, piantare alberi e far crescere ‘tetti verdi’ e promuovere l’ombra come un diritto fondamentale per tutti i cittadini. E su questo Ancona dovrebbe puntare.