Molti si chiedono se il consiglio comunale oggi sia davvero l’Istituzione più importante di una città, l’assemblea rappresentativa dei cittadini, dove si indirizza e controlla l’azione politico-amministrativa del Comune o se, dalla riforma del sistema elettorale in poi, si sia ridotto ad un mero luogo di ratifica delle scelte e degli indirizzi di chi comanda, privo di autonomia e ruolo, svuotato di poteri effettivi.
Proverò a dire la mia, raccontando sul diario ogni venerdì cosa lì accade, quali argomenti vengono trattati, quali sono i riti, le curiosità che lo popolano e che cosa succede nelle commissioni tematiche che si riuniscono per approfondire atti e proposte.

Caro Diario,
attività intensa questa settimana in Consiglio. Alla faccia di chi va dicendo che i consiglieri comunali non fanno nulla! A tenere banco in Aula mercoledì 29 maggio è stata la seconda variazione di bilancio dell’era Silvetti. Che cos’è la variazione di bilancio? È l’atto con cui un Comune interviene sul bilancio di previsione che ha già approvato per “aggiustarlo”: inserisce cioè nuove entrate (dicendo da dove provengono) indicando allo stesso tempo per quali servizi o opere quelle risorse verranno spese.

Quella appena approvata (votata da tutta la maggioranza con l’aggiunta del consigliere di Italia Viva che ancora una volta si è unito alla destra) è variazione piuttosto corposa con 4 milioni in più da destinare alla spesa corrente (istruzione, sociale, turismo, verde, cultura, attività e servizi in genere) ed altrettanti per coprire invece investimenti (strade, viabilità, difesa del suolo, edilizia scolastica, opere pubbliche in genere).
Sul lato opere pubbliche le novità più rilevanti riguardano l’avvio della riqualificazione di Piazza della Repubblica (+ ingresso al porto lato Portella Santa Maria) ed il recupero di Villa Colonnelli. Il che, in entrambi i casi, è cosa buona e giusta.

Quanto alla spesa per attività e servizi, con questa manovra si rimpolpano le vuote casse comunali e si riporta il bilancio vicino a quello degli anni precedenti, anche se, su molti capitoli di spesa, ancora non ci siamo.
Dunque la variazione è stata un passaggio indispensabile per garantire alcuni servizi essenziali (mense scolastiche, asili nido, manutenzione ordinaria, cultura, sfalci dell’erba, spiaggie etc..) che fino a ieri non avevano copertura.

Ma siamo ahimé all’ordinario, piuttosto lontani, invero, da quello slancio amministrativo in avanti, da quel cambiamento di cui tanto le destre avevano cantato e pur promesso in campagna elettorale.
Quello che invece è straordinario, in realtà, è il fatto che molti di quei 4 milioni di euro con cui si garantiscono oggi servizi ordinari ai cittadini la giunta li pesca nelle casse delle aziende partecipate.
Il che è legittimo naturalmente, ma oltre a creare qualche preoccupazione in merito all’erosione delle riserve di quegli enti, rappresenta evidentemente una scialuppa di salvataggio che non può resistere a lungo.
Considera, caro diario, che già in tre mesi siamo a oltre 2,7 milioni risucchiati dai bilanci di AnconaAmbiente, AnconaServizi e compagnia cantante.
Converrai che è difficile non avere qualche sussulto, dubbio e perplessità. Tanto è vero che gli altri comuni soci di AnconaAmbiente non hanno seguito il comune di Ancona in assemblea votandogli contro o astenendosi sulla redistribuzione delle riserve.

Ma il tema su cui, davvero (tentando di andare oltre il contingente) è opportuno fermarsi ancora una volta, è la sostenibilità complessiva dei bilanci delle amministrazioni pubbliche.
La famosa filiera, governo Meloni in testa, proprio in questi giorni ci mostra il suo lato vero, con una previsione pesantissima di tagli agli Enti locali per i prossimi anni. A ciò si aggiunga il ritorno dei vincoli del patto di stabilità, che riportano le capacità di spesa e investimento al minimo; la crisi economica e sociale, che determina un costante aumento delle richieste di servizi primari; i diritti legati alla salute dei cittadini continuamente stressati e sotto attacco.

Insomma dove i Comuni andranno a trovare le risorse per garantire i propri cittadini è il tema dei temi. Su questo due spunti di riflessione appena accennati. Ci torneremo. Da un lato la necessità di un piano di efficientamento della macchina con investimenti seri da fare sul lato risorse umane e tecnologiche dell’area finanze dell’amministrazione.
Dall’alto la necessità di ragionare in termini di servizi verso un’area territoriale ben più vasta avviando una fase di dialogo costruttivo con i comuni limitrofi che possa nei tempi necessari (certamente non brevi) condurre anche ad una rivisitazione dei singoli confini. Lo so, il tema, nel paese dei campanili, è quanto mai delicato; ma se non iniziamo a riflettere avendo sottomano dimensioni territoriali più ampie e maggiore popolazione residente, non riusciremo più a dare le risposte che i cittadini si aspettano dalle amministrazioni locali.
Ne riparleremo, caro diario, ne riparleremo..