Come speravamo, il dibattito aperto sui vuoti urbani di Ancona (se ve lo siete perso potete recuperarlo qui) ha destato parecchio interesse tra i nostri lettori e alcuni dei commenti che abbiamo ricevuto sono a nostro avviso un interessante contributo alla discussione.
Alessandra Maltoni chiama in causa anche la questione della memoria, scrivendo che “oltre che brutti da vedere, i luoghi dismessi piano piano consolidano un vuoto di memoria che non si riuscirà più a colmare”.
Scrive l’architetto Riccardo Picciafuoco: “Ottima questa iniziativa per discutere e proporre soluzioni per il riutilizzo dei tanti edifici dismessi presenti in città, questione di fondamentale importanza per recuperare funzioni di valenza sociale ed economica a questi “contenitori” che offrono potenzialità interessanti quali alternative alla costruzione di nuovi edifici e quindi nuovo consumo di suolo assolutamente da evitare. Perché non parlare anche di quei “vuoti urbani” che sono vuoti perché si tratta di aree che possiamo definire “relitti a cielo aperto” e che potrebbero offrire spazio verde per integrare i servizi già esistenti?”
La scelta di circoscrivere l’elenco dei vuoti ai soli “fabbricati” era voluta, ma è certamente vero che quando si parla di spazi abbandonati vanno considerati anche quelli all’aperto.
Spazi abbandonati e spazi che mancano, come quelli per l’arte e la cultura. “Vista la nascita del Coordinamento degli Operatori Culturali -ci scrive Simona Lisi– sarebbe bello rifletterci insieme, dato che l’esigenza fondamentale e uno dei buchi neri della città è proprio il tema degli spazi ai giovani e alle associazioni che sono la forza creativa della cittá. Parliamone dunque!!”
Su Facebook ci ricordano l’esistenza della pagina Ancona: mappatura dell’abbandono con numerose segnalazioni e approfondimenti.
Quello che vorremmo fare è proprio questo: mettere a disposizione uno spazio di confronto e approfondimento. Continuate a scriverci, continuiamo a parlarne.