In collaborazione con Giulia Sestilli studentessa presso il Disaster Lab del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’UNIVPM. La mappatura dei Beni Comuni fa parte di un lavoro di ricerca, incentrato sulle policy urbane per l’adattamento climatico.

 

Perché una mappa dei beni Comuni?
La mappa non è che un esempio di mappatura partecipata, un formidabile strumento di condivisione georeferenziata di informazioni, figlia della diffusione di tecnologie e software sempre più user friendly e accessibili. Attraverso la mappatura è possibile rilevare la percezione che gli abitanti hanno rispetto al territorio in cui vivono e, a partire da questa, la costruzione di una progettualità comunitaria che si vada ad integrare con quella dei progettisti. Le tante applicazioni on-line permettono infatti di coinvolgere e mettere in rete i cittadini/utenti in un processo collaborativo creando, attraverso la fusione di dati provenienti da diverse fonti, schede di analisi multimediali e facilitare quindi interventi integrati di rigenerazione o innovazione. La localizzazione dei Beni Comuni è il primo passo verso il riconoscimento di essi quali elementi del contesto cittadino.

Come nasce l’idea di questa mappa?
La mappa nasce dalla necessità di portare in superficie e rendere visibili i Beni Comuni della città ovvero tutti quegli elementi (spazi, manufatti, elementi naturali e attività) di particolare interesse per la comunità e le forme di mobilitazione già attive. Attorno ai Beni Comuni si attivano processi di cura che devono essere raccontati e sostenuti e la mappa è uno strumento estremamente intuitivo capace di dare un primo quadro.

Quali risultati sono già arrivati?
I dati con cui viene popolata la mappa derivano dalla compilazione di un questionario, disponibile on-line. I dati servono per descrivere il Bene Comune, l’attuale funzione e il livello di popolarità, ma anche per avere informazioni socio-percettive rispetto ad esso. Viene chiesto al compilatore quando e come lo usa e di proporre soluzioni di miglioramento. Ad oggi sono stati indicati circa 30 diversi Beni Comuni di cui la maggior parte sono aree verdi ed edifici, la metà circa dei totali sono liberamente accessibili e già destinatari di interventi da parte di cittadini.

Quali usi futuri?
La mappa potrà essere un prezioso strumento a servizio dell’amministrazione locale, in quanto capace di mettere in rete i Beni Comuni e chi se ne prende cura, stimolare lo sviluppo di ragionamenti, sinergie e progetti di intervento in collaborazione con i cittadini e fornire elementi su cui costruire proposte per accedere ai fondi. La mappa è utile ad arricchire i quadri informativi a disposizione dell’amministrazione, allacciando i Beni Comuni a scelte di carattere urbanistico, ambientale e culturale.