Il difficile momento richiede una città capace di coinvolgere, rendere protagonisti e responsabilizzare le migliori energie presenti sul campo dell’innovazione sociale. Realtà e competenze spesso giovani, preparate e appassionate, che in parte si sono già fatte carico, sotto traccia, di alcune trasformazioni in atto, che amano il luogo dove vivono e sono pronte a mettersi in gioco.

Vogliamo riflettere, prendendoci tutto il tempo che richiede ogni buona riflessione, sulla città di Ancona. Senza timore della complessità, né tanto meno sentendoci portatori di verità. Sullo sfondo, oltre alla questione ecologica, l’impatto dirompente che la pandemia ha avuto ed avrà sul futuro dei centri urbani, sugli stili di vita, sulle abitudini e le priorità dei cittadini. Un impatto ad oggi ancora non immaginabile nella sua interezza, ma di cui si intravede la portata nel modo in cui ci spostiamo, ci incontriamo, abitiamo, lavoriamo e, infine, ci relazioniamo con la pubblica amministrazione.

Quattro i temi principali di A: La città che cura, La città che si rigenera, La città che partecipa, La città che respira. Traducono indirizzi, scelte, desideri e visione, riguardano la collettività e l’arte del governo della cosa pubblica. In questo numero ci occupiamo di rigenerazione urbana e di amministrazione condivisa sul modello dei patti di collaborazione; gli altri temi troveranno spazio nei prossimi. Alcune rubriche dedicate alla nostra città completano la lettura: La passeggiata, Ancona capoluogo, La storia del capitale sociale.
Altre ne scopriremo poi. Il disegno di A si completa con la Mappa dei tesori, una carta della città che verrà popolata man mano per rappresentare le organizzazioni ed i progetti di comunità presenti ad Ancona. Una traccia delle tante e preziose realtà e progetti che operano, spesso in modo spontaneo ed informale, a servizio della comunità o del proprio quartiere.

Ogni numero, infine – e per fortuna – sarà ingentilito e aggraziato dalle opere di un illustratore e di un fotografo. Siamo convinti che questo difficile momento richieda una città capace di coinvolgere, rendere protagonisti e responsabilizzare le migliori energie presenti sul campo dell’innovazione sociale. Aprire le porte agli agenti del cambiamento, agli organizzatori di comunità, ai mediatori sociali e alle reti solidali in grado di stabilire “un collegamento durevole e non episodico tra i luoghi dove si fa la società [.].. e quelli dove la si interpreta, .. possibilmente attingendo proprio da costoro per costruire una nuova leadership collettiva” (Cristina Tajani – Città prossime).

Realtà e competenze spesso giovani, preparate e appassionate, che in parte si sono già fatte carico, sotto traccia, di alcune trasformazioni in atto, che amano il luogo dove vivono e sono pronte a mettersi in gioco, ma che spesso vengono, incomprensibilmente e a torto, ritenute inadeguate o addirittura ostili.

Di una ulteriore convinzione ci facciamo portatori (e la crisi pandemica ce lo ha insegnato in modo chiaro): la società di servizi alle persone che conoscevamo va ridisegnata, sollecitando quelle risorse sociali disponibili in un’ottica di collaborazione e co-generazione. I cittadini non sono da considerarsi come clienti, portatori di bisogni cui dare una risposta, ma quanto più possibile protagonisti della soluzione dei problemi, in un contesto che li abilita e che è capace di cura e di prossimità.

A non è dunque solo una rivista. È un progetto culturale e politico, poiché si occupa di temi legati alla comunità dove viviamo.

Usare la carta è stata una scelta, ma A si svilupperà anche on line e promuoverà iniziative, incontri, momenti di condivisione e approfondimento. È un progetto del tutto aperto a nuovi stimoli, propositivo, senza pregiudizi né paracadute.

Non trovo ancora le parole per ringraziare i compagni di viaggio che hanno accettato di collaborare condividendo idee, suggerimenti e scelte. Un abbraccio particolare per questo primo numero va a Mara Polloni, Matteo Bilei e ai pilastri Matteo Belluti e Tommaso Sorichetti, nonché ai graditissimi ospiti Francesca Tilio, Costanza Starrabba, Davide Agazzi, Gregorio Arena, Roberto Danovaro e Pietro Marcolini. La visione grafica e comunicativa di RossodiGrana ha suggellato con la solita maestria e competenza questa piccola follia.

Un pensiero speciale però lo devo a Giorgio Mangani, l’editore che in un giorno di primavera, anziché accompagnarmi gentilmente alla porta – come ogni savio avrebbe fatto – ha preso un blocco di carta giallo a righe e ha iniziato a scrivere.


Questo editoriale è contenuto in A: numero 1 / dicembre 2021 – Foto: Francesca Tilio