Ciao Francesca, ci racconti la vostra storia e quale passione ha scatenato poi tutto ciò che avete fatto in e per la città fino a oggi?
Ormai più di 15 anni fa, Andrea trovò il rarissimo libro I Sedici Forti di Ancona, di Fabio Barigelletti. Appassionatosi a quel libro, decise di contattare l’autore per farsi emozionare dal vero e si diedero appuntamento presso lo sconosciutissimo Forte Umberto. Andrea, all’appuntamento, decise di chiamare anche Eddy, il compagno di scuola con cui da sempre aveva condiviso la passione per la storia, per l’artiglieria e, non ultima, quella dell’architettura militare. Con questo patrimonio praticamente sconosciuto e abbandonato c’era qualcosa da fare. Un patrimonio, in parte sotterraneo e in parte a cielo aperto, esteso su più di trenta siti disseminati sull’intero territorio comunale. Tale è la consistenza delle vestigia del campo trincerato della città di Ancona, da sempre luogo strategico dal quale si potevano controllare terra e mare e nel quale, in più occasioni, si sono asserragliate truppe incalzate da interminabili assedi. Oggi di quel patrimonio si conservano imponenti resti; eppure, nella memoria collettiva se ne è persa quasi completamente traccia. Colpa di sistemazioni urbanistiche incuranti di questo prezioso patrimonio, o dell’assenza di qualsiasi progetto di recupero alla fruizione. Sin dall’inizio spinti dalla passione verso la città in ottica culturale e ambizioni turistiche, Andrea e Eddy decisero di far conoscere l’imponente eredità militare anconetana alla sua cittadinanza e non solo. La prima azione intrapresa fu quella di creare una pagina Facebook dove divulgare la potenza militare storica di Ancona. Gli iscritti crescevano sempre di più e gli stessi follower iniziavano a chiederci consigli ed informazioni sui luoghi citati. Da ciò al primo evento il passo fu breve. Aprimmo per la prima volta al pubblico le gallerie di scarpa del forte Scrima e le adesioni furono così tante da far ben felice il ristorante sovrastante. Partecipò a quell’evento un ospite che decise di saltare la coda ed autoproclamarsi guida iniziando di sua sponte ad intrattenere gruppi. Questo fu il primo contatto con Claudio che divenne per sempre il nostro mentore, informatore, aiutante, correttore, fonte di sarcasmo e aggancio con il Comune di Ancona. Il sito internet e i numerosi altri eventi vennero a seguire, con copertura stampa a livello locale, regionale e nazionale.

Cosa desiderate per Ancona?
Gli eventi della vita hanno poi chiamato Andrea ed Eddy ad altre occupazioni in altri Paesi, ma per fortuna una nuova squadra, auto selezionatasi tramite partecipazione, idee ed entusiasmo prese in mano le redini del gruppo www.isedicifortidiancona.com www.facebook.com/sediciforti continuandone la missione: rendere accessibile il patrimonio culturale anconetano ai propri cittadini. Nel 2018 I sedici forti di Ancona diventano ufficialmente associazione di volontariato ODV, continuando l’azione dei due fondatori condividendo la stessa visione ed i progetti futuri.

Che risposta avete avuto dalle persone?
Differenziandosi nettamente dalla divulgazione culturale tradizionale, I Sedici Forti di Ancona svolge la sua attività prevalentemente sulle reti social, organizza eventi e aperture straordinarie e si distingue per la forte attenzione riservata all’immagine, foto e video, sempre mantenendo un tono informale e di convivialità. In questi anni di attività l’associazione ha riscontrato un’attenzione da parte del pubblico inaspettata, un pubblico avido di scoprire il patrimonio della sua città e di rimanerne stupiti ogni volta.

Quali ostacoli avete incontrato nel proporre le vostre attività?
Gli eventi che organizzavamo permettevano inesorabilmente di mettere a nudo le difficoltà e l’incapacità di un’amministrazione comunale che nei decenni non è mai riuscita a valorizzare concretamente il patrimonio culturale in questione. Nonostante la situazione pandemica che ci ha bloccati e che sta mettendo fortemente in discussione il nostro ruolo come associazione, il nostro sogno per Ancona è sempre chiaro: uscire dalla logica dell’apertura straordinaria per rendere accessibile, ed in modo permanente, un patrimonio storico, culturale che l’incuria sta divorando per sempre per riaprire un dialogo tra la città e il suo passato in cui storie, persone e bei progetti possano prendere vita.